Risalendo il fiume Cesano, dalla foce non lontana da Senigallia, si attraversa una campagna insospettatamente solitaria, quasi selvatica, tra colline, boschi, qualche cascina, l’ampio alveo del fiume protetto da canneti e sabbie.
Su quest’ampio territorio da più di duecento anni domina il palazzo e castello di Monterado.

Il castello è possente, poggia su solide mura; per arrivare al portone si attraversa il giardino e un romantico ponte. Si ammira lo stemma del castello che, nascosto dai fedeli di Napoleone, fu ritrovato in tempi recenti dai ragazzi che giocavano in soffitta. Più in alto la campana che chiamava a raccolta i contadini per le emergenze.

Le gallerie delle cantine sono illuminate dalle finestre nei bastioni; molto ampie con volte in cotto, perfettamente rinnovate, ideali per pranzi di gala, cerimonie, convegni, persino concerti per l’ottima acustica.
Si scende ancora e si scopre un misterioso dedalo di cunicoli e nicchie che proteggevano il vino e garantivano il fresco per la neviera.

L’ala laterale, esterna, era un magazzino del grano e termina con una torretta merlata, la tipica colombaia marchigiana ricovero dei piccioni viaggiatori.

Il magnifico orto e giardino all’italiana fu realizzato nel settecento, orna due lati con siepi, fiori, piante d’agrumi, ombreggiato da secolari cedri del Libano. Il bosco, disegnato nell’800 dal conte Cerasi ha 7 ettari di verde e una strada tra gli alberi e i prati che porta fino alla località detta Bruciata.

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Castello di Monterado

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